Benedizione Mortale

Benedizione Mortale (Deadly Blessing) 1981 
Regia:Wes Craven.

Craven e il multiculturalismo in chiave horror. Principi, usanze e leggende in contrapposizione, isteria conscia e subconscia e momenti da vero cinema dell'orrore (i due spaventosi twist finali e il peccaminoso serpente nella vasca da bagno). Un film assolato e femmineo, che ama le sue donne e le "perseguita" fino alla fine. Suggestivi i paesaggi rurali e azzeccato l'accompagnamento musicale di James Horner.

My Rating: 8/10 


Der Fan (The fan)

Der Fan, 1982.
Regia:  Eckhart Schmidt.


Un film smanioso, che narra di un'adolescenza adagiata nell'apatia e di un amore a senso unico. Un film  che, tra umori romantico/morbosi (e labbra a forma di cuore) nasconde, inaspettato, un violento e macabro cambio di rotta. Sesso, vendetta e un agghiacciante momento di chirurgico cannibalismo. Désirée Nosbusch, figura dai forti connotati estetici ottantiani, è acerba quanto diabolica.  
Bellissime le musiche elettroniche dei Rheingold.

My Rating: 8/10


Death House

Death House (Silent Night, Bloody Night), 1972
Regia: Theodore Gershuny. 

Fin dai titoli di testa, con quella melodia creepy di Bianco Natale, entriamo subito dentro un'atmosfera cupa e malsana (da ricordare l'incubotico  flashback color seppia, dove la follia rappresentata prima è meticolosamente razionale poi spaventosamente impulsiva). È una storia fredda quella raccontata qui, fredda come lo sarebbe la più torbida e angosciosa notte di Natale. Uno slasher morboso che, per atipicità e stile, dovrebbe essere affiancato ai grandi nomi dei classici del genere.

My Rating: 9/10 

Zombi 2

Zombi 2, 1979.
Regia: Lucio Fulci. 

La prima regia horror di Fulci pone subito l'acceleratore su una messinscena avventurosa quanto macabra, restando, tutt'ora, tra le  più riuscite e anarchiche sperimentazioni del maestro. Tante, anzi tantissime, le sequenze divenute cult: la lotta tra lo zombie e lo squalo, l'occhio deturpato di Olga Karlatos e l'assedio sul ponte di Brooklyn. Il film è cinico e appassionato, le scene di violenza sono estreme ed efficaci e la chiusa finale è tra le più belle e suggestive di tutto il cinema fulciano. Brava ed eterea Tisa Farrow. 

My Rating: 9/10 





Non si deve profanare il sonno dei morti

Non si deve profanare il sonno dei morti, 1976.
Regia: Jorge Grau.

Questo ardimentoso film italo-spagnolo è cresciuto piano piano, non si è sottratto al paragone con ciò che il suo tempo gli presentava (Romero) e non ha avuto paura di mettere in scena l'esagerazione splatter dei "classici" zombie movie. 
La pellicola regala inoltre la giusta attenzione ai caratteri dei protagonisti (il poliziotto nazista, l'hippie) e dei comprimari (la sorella eroinomane, lo scettico medico legale), giocando sapientemente con le atmosfere del racconto e con i nebbiosi scenari bucolici della provincia ingleseColonna sonora di Giuliano Sorgini ed effetti speciali di Giannetto De Rossi.

My Rating: 9/10

Train to Busan

Train to Busan, 2016 
Regia: Yeon Sang-ho. 

Ci sono validi motivi per amare questo film, ma ciò che lo rende unico nel suo genere è la scioltezza narrativa con cui mette in scena robusti momenti d'assedio. Dalla claustrofobica e scalpitante partenza fino all'agguerrito e apocalittico finale. Straordinaria l'ultimissima inquadratura, un cambio di rotta drammaturgico che, sottovoce, stempera le atmosfere adrenaliniche per regalarci un momento di reale e sincera commozione. 
My Rating: 8/10 








La settima vittima

La settima vittima, 1943.
Regia: Mark Robson.


Un film di grande impatto visivo ed emozionale, con un'estetica horror in cui luci e ombre fagocitano i personaggi fino a renderli quasi invisibili (merito anche della fotografia dai netti contrasti di Nicholas Musuraca). Al di là del fosco racconto satanico La settima Vittima ha la straordinaria capacità di  suscitare nello spettatore sentimenti di identificazione . Il regista ha lasciato infatti che fosse la flebile voce della sua "inerme" protagonista, qui una sorta di poetessa moritura, ad evocare la fine (e l'inizio) della sua opera: "Io corro alla morte...e la morte mi incontra veloce...e tutti i miei piaceri sono svaniti."

Una girandola di generi a contrasto, un intrecciarsi di reale e soprannaturale, un clamoroso capolavoro.

My Rating: 10/10



You're Next

You're Next, 2011.
Regia: Adam Wingard.

I personaggi che affollano questo film non sono propriamente originali, ma il piglio appassionato di Adam Wingard, regista del "nuovo horror", supera le prevedibilità dello script e si lancia a capofitto in un'orgia orrorifica di sopravvivenza.
L'home invasion diventa una metafora sociale sull'arrivismo e lo slasher tramuta le sue radici moderne in bulbi insanguinati dal vago sapore retrò.
You're Next è un prodotto che funziona benissimo, smania di arrivare fino alla fine e ci racconta una storia dove la visione della vita, tra gole squarciate, teste recise e inseguimenti a bruciapelo, cambia nello spazio di una notte.

My Rating: 8/10

Martha

Martha 1974.
Regia: Rainer Werner Fassbinder.   

Martha è un horror travestito da melodramma.
Case e strade che sembrano il palcoscenico di un teatro fantasma, volti appariscenti ma severi ed elementi kitsch di classe (come lo sfarzoso arredamento della villa/prigione) rendono quest'opera esaltata e al tempo stesso spaventosa. La sconfitta del ruolo di donna -e moglie- all'interno di un rapporto matrimoniale è descritta infatti con toni angosciosi ed estremamente sadici. Un film narrativamente perfetto, plumbeo, claustrofobico e con un'atmosfera da "vero incubo casalingo". Margit Carstensen, veicolata da paure e sentimenti contrastanti, è veramente magnifica. 


My Rating: 10/10



L'ultimo treno della notte

L'ultimo treno della notte, 1975
Regia: Aldo Lado. 

Una caratterizzazione del film è quella di essere di stimolo emotivo per i suoi spettatori, soprattutto riguardo i temi della violenza, del nichilismo e della moralità. Aldo Lado dirige un crudelissimo e visivamente realistico rape e revenge senza dimenticare l'importanza dei dettagli estetici (le oniriche luci blu nei vagoni del treno) e senza includere inutili didascalie narrative. Macha Méril, la più affilata e urticante presenza della pellicola, è l'emblema - inizialmente invisibile- della borghesia di facciata, quella più meschina e riprovevole, spesso portatrice di tristi e folli repressioni psichiche. 

My Rating: 9/10



Red State

Red State, 2011
Regia: Kevin Smith.

Sono tanti i film che denunciano il fanatismo religioso impugnando spesso una comoda e "politicamente corretta" posizione. Red State fa lo stesso, ma con l'intenzione di non prendere le parti di nessuno; mescola e confonde vittime e carnefici, moralisti e anticonformisti, e prosegue il suo cammino politico/militare/religioso in modo sanguinario e frastornato.
È un film sovversivo e potente, con una regia straordinaria e con un'ottima comitiva di attori.

My Rating: 8,5/10



Shock

Shock, 1977 
Regia: Mario Bava. 

Una sorta di Alice, questa volta in una casa, delle meraviglie. Bava trasforma i conigli bianchi in perfidi bambini e le allegoriche allucinazioni in visioni di morte. Daria Nicolodi si presta anima e corpo; tormentata, strillante e con un guardaroba da sballo.
 My Rating:9/10



La spirale del terrore

La spirale del terrore (Nattmara) 1965.
Regia: Arne Mattsson.


Guardare questo film è come attraversare un labirinto in cui tutte le strade e nessuna, al contempo, sembrano condurre al centro.
Noir aggrovigliato nella livida fotografia di Max Wilén, scandito da allucinazioni avvolgenti e definito da una suspense sempre all'erta. Straordinario l'uso della colonna sonora, una melodia opprimente e ancestrale che caratterizza perfettamente lo stato di terrore psichico della protagonista.
Prevedibile, ma assolutamente perdonabile, il colpo di scena finale.

My Rating:8,5/10


Reversal- La fuga è solo l'inizio

Reversal, 2015 
Regia:José Manuel Cravioto. 

Una città che sembra essere stata dimenticata dal mondo, uomini/fantocci che collezionano donne/ manichino, vendette, atroci vendette, compiute per riportare in auge quel poco di vita rimasta. Ed ecco che spunta fuori un film notevole, ritmato da un montaggio iperbolico e da una serie di uccisioni davvero violente. Ed ecco anche un finale, un finale lontano anni luce, che somiglia più a un vuoto emotivo che a un luminoso risveglio. Un Rape e revenge "on the road" doloroso e spietato, imbrattato di sangue e fotografato magnificamente. 
Molto convincente Tina Ivlev, che dimostra di avere una grossa personalità drammatica. 

My Rating: 8,5/10 

Autopsy

Autopsy (The Autopsy of Jane Doe) 2016 
Regia: André Øvredal. 

Ritmo lento, quasi analitico, che infonde tensione e terrore. È un film splendido, così come è splendida la cura per la fotografia, in cui predominano tinte fredde virate al grigio/blu. Un'opera suggestiva che ci fa entrare nelle viscere, quelle reali, quelle più profonde. Bravissimi Emile Hirsch e Brian Cox, anche se la vera protagonista è lei, Jane Done, che ha il volto serafico dell'attrice irlandese Olwen Catherine Kelly. 

My Rating: 10/10 

A cena con la signora omicidi

A cena con la signora omicidi (Terror at red Wolf inn), 1972.
Regia: Bud Townsend.

In una lussuosa villa vittoriana, una famiglia di pazzi cannibali uccide giovani ragazze per preparare succulenti manicaretti. Il film (com'è ben noto) anticipa alcuni temi portati poi al successo dal capolavoro Hooperiano, si sofferma su una messinscena (apparentemente) più "pulita", ma non dimentica (nella seconda parte) di regalare allo spettatore una buona dose di orrore grottesco. Straordinaria la morbosa sequenza della prima cena, un mix allucinato tra gusto e disgusto. Un gioiellino macabro popolato da personaggi squilibrati che meriterebbe di essere (ri)visto e rivalutato. 
My Rating: 8,5/10 



5 corpi senza testa

5 corpi senza testa (Strait-Jacket) 1964
Regia: William Castle.



Film horror dal fascino e dalla profondità di una nube nera. Così eccessivo nel raccontare gli isterismi di un microcosmo contadino, eppure così preciso e meticoloso nel delineare i momenti di terrore e di ansia.
Per Joan Crawford, che riesce a dominare l'inquadratura anche restandosene in disparte, ogni oggetto è una munizione con una propria essenza e con una propria coscienza. Ed è infatti in mezzo a coltelli, asce, punteruoli e ferri da maglia che William Castle riesce a trascinare lo spettatore dentro un racconto matriarcale dai risvolti gotici ed estremamente morbosi.
Finale inaspettato, con una sequenza, tra madre e figlia, tanto perversa quanto commovente.

My Rating: 9/10



Lisa e il Diavolo

Lisa e il Diavolo 1972.
Regia: Mario Bava.

È stato Bava a dirigere Lisa e il Diavolo o è stato Lisa e il Diavolo a dirigere Bava?
Poco importa, siamo ospiti di un racconto visionario, privo di vincoli, dove ogni personaggio sembra appartenere a un'epoca differente. Un film grammaticalmente ambiguo e disconnesso, con alcuni bei momenti di terrore e una narrazione che ci trascina inaspettatamente dentro un incubo necrofilo e lovecraftiano. Peccato però per l'eccessivo romanticismo da cartolina che va zoppicando in alcune scene. Da sottolineare le barocche scenografie di Rafael Ferri e la gotica fotografia di Cecilio Paniagua.

My Rating: 8/10



Bambole e Sangue

Bambole e Sangue (Private Parts) 1972.
Regia: Paul Bartel.

Horror di stampo grottesco, girato all'interno di un lugubre albergo nel quale Paul Bartel si diverte a mescolare feticci sadomaso, follia geriatrica e alcuni momenti di terrore. Il ritratto psicopatologico del ruolo matriarcale è raccontato con un tono ambiguo, quasi ludico, estremamente angoscioso e coinvolgente, merito anche della morbosa interpretazione di Lucille Benson, attrice validissima ma poco conosciuta. Bambole e sangue ci racconta così le ossessioni sessuofobiche degli anni 70, un decennio cinematografico ancora attuale, indimenticabile e straordinariamente ingombrante.

My Rating:9/10

Holidays

Holidays 2016 
(registi varI)

Otto storie che ripercorrono tutte le festività senza retorica o luoghi comuni di sorta. Siamo infatti di fronte ad un vero gioiello orrorifico, dove ogni segmento è unico e indimenticabile. Valentine's Day di Kevin Kölsch & Dennis Widmyer, St. Patrick's Day di Gary Shore, Mother's Day di Sarah Adina Smith e Halloween di Kevin Smith, sono forse gli episodi migliori, tra sacrifici umani, camgirl impazzite, donne che partoriscono serpenti e terrificanti rituali sulla fertilità. #Holidays è un incubo ad occhi aperti, un'escalation di crudeltà e follia, con una delle messinscene più belle degli ultimi anni.

My Rating:10/10

February

February (The Blackcoat's Daughter) 2015
Regia: Oz Perkins. 

Un film suggestivo, con un certo rigore psicologico/estetico che ricorda un po' il Lynch di Twin Peaks. Femmineo, gelido, asettico, con personaggi sospesi, ambigui, che raramente si guardano negli occhi. Un horror "demoniaco" sull'incomunicabilità e sulla spietatezza della mente umana. Straordinarie le 3 giovani attrici e splendida la grigia fotografia di Julie Kirkwood.


Voto: 10/10